Nei paesi occidentali, attualmente, la causa maggiore di perdita dei denti è da ricondurre alla “parodontopatia” che si può definire come una degenerazione infiammatoria cronica del tessuto di sostegno del dente con una importante componente batterica. Questo fenomeno, fa sì che un dente, anche sano, possa perdere l’ancoraggio all’osso in cui è fissato diventando mobile in maniera irreversibile. Il dottor Bartolone, nel corso della sua pluridecennale esperienza cadenzata da continui aggiornamenti sia in Italia che in America, reputa che la prevenzione rimane comunque la migliore strategia clinica nei confronti delle parodontopatie.
Occorre quindi prestare la massima attenzione all’igiene orale professionale e alle raccomandazioni suggerite da chi si occupa di igiene professionale nello studio. L’obiettivo è quello di fornire ai pazienti tutti gli ausili necessari per una corretta pulizia della bocca, perché “i denti naturali sono stati creati per durare una vita”.
Per poter eseguire una “corretta” terapia occorre prima formulare una “corretta” diagnosi. Nel nostro studio, nei soggetti a rischio malattia parodontale, eseguiamo una visita nella quale effettuiamo una serie di 14 radiografie digitali a bassissima emissione di raggi, un sondaggio completo con sei rilevazioni del livello osseo per ogni dente, la gradazione della mobilità di ogni dente, l’indice di sanguinamento, che indica quanto è attiva la malattia, e viene valutata la quantità e la qualità della gengiva aderente per comprendere in maniera ottimale quale sia la prognosi del dente. Solo dopo questi esami clinici, possiamo procedere con una prognosi quanto più accurata possibile, proponendo al paziente quella che secondo noi, è la terapia più adatta al suo caso.
Ogni volta che non ci spazzoliamo (o spazzoliamo male) i denti dopo aver mangiato diamo vita ad una vera e propria colonizzazione da parte di alcune particolari specie batteriche, che assieme ai residui alimentari formano un film (pellicola) di spessore più o meno denso sulla superficie del dente, la così detta “placca batterica”. Questi batteri, mescolati agli zuccheri alimentari, sono la prima causa della formazione di composti acidi, possono causare la demineralizzazione dello smalto e quindi, in ultima analisi, sono riconducibili alla formazione della carie. Ma non solo: quella stessa pellicola che aderisce al dente può portare anche all’infiammazione dei tessuti di sostegno dei denti, quindi gengiva, osso e legamento parodontale. Se trascurata, l’infezione può estendersi in profondità e cioè al di sotto dei tessuti gengivali; la placca in seguito alla deposizione di ossalati di calcio va incontro alla formazione di vere e proprie concrezioni calcaree dando quindi luogo ai primi depositi di tartaro e l’infezione continua ad estendersi provocando una perdita di stabilità dei denti. Lo stadio più avanzato di questo processo prevede determina inesorabilmente la perdita del dente.